Zennström, già lanciato nella nuova avventura delle web tv Joost, sarà rimpiazzato da Michael van Swaaij, chief strategy officer di eBay. La mossa sottolinea l'insoddisfazione della controllante per un business che fino a due anni fa prometteva mirabilia e si è invece rivelato molto fragile sotto il profilo della profittabilità, non certo della fedeltà degli utenti. Ben presto, insomma, le strategie potrebbero radicalmente cambiare o si potrebbe preparare la vendita di Skype.
Stessa musica, del resto per Vonage. Quando andò in Borsa 16 mesi fa pareva destinata a fare sfracelli e il suo co-fondatore, Jeffrey Citron, già la vedeva crescere a un ritmo tale da oscurare i tradizionali incumbent della telefonia fissa. Ma il gruppo di Holmdel (New Jersey) ha dovuto fare i conti con la realtà: il titolo è sprofondato a quota 1 dollaro dalle vette dei 17 dollari fissati dal collocamento. Nell'ultimo trimestre Vonage ha riportato perdite per 34 milioni di dollari.
Così anche Skype appare come una delle tecnologie che spopolano in Rete tra gli appassionati del nuovo modo di comunicare e surfare - di cui sono emblemi il social networking con l'esplosione dei blog, il download di brani musicali e di video - ma per le quali il consenso pressoché unanime non corrisponde a un successo commerciale e a un business sostenibile. Una recente ricerca inglese, del resto, testimoniava come la telefonia via internet è una fetta minima del mercato, appena il 3%, anche perché non è ancora diventata un'esigenza di massa effettuare lunghe conversazioni a costi bassi da un continente all'altro, cosa che rende servizi come Skype appetibili più della cara vecchia cornetta telefonica o dell'ormai vincente cellulare trasformato in pc mobile.
tratto da www.ilsole24ore.com
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