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09 marzo 2010

Io sostengo Venezia 2020

Da molti mesi il Comitato per la Candidatura di Venezia sede dei XXXII Giochi Olimpici e Paralimpici del 2020 sta lavorando per definire tutti i dettagli da fornire al CONI per vedersi assegnata la candidatura per l'Italia.
I Giochi Olimpici e Paralimpici Estivi costituiscono il più importante e complesso evento del Pianeta.
In termini macroeconomici si può ricondurre a punti percentuali del PIL, con ricadute virtuose che durano negli anni post evento e iniziano prima della sua celebrazione. Il progetto di candidatura Venezia2020 nasce da parte dei principali attori istituzionali del territorio metropolitano di Venezia in funzione di una grande opportunità e di un'esigenza.
L'opportunità derivante da un contesto dalle grandi potenzialità e l'esigenza per il Nord Est del Paese di un forte acceleratore, che consenta di raggiungere e consolidare gli obiettivi di competitività internazionale e sviluppo sostenibile per quest'area strategica dell'Europa.
Obiettivo primario di questa fase di start up del Progetto Venezia2020 è quello di predisporre la candidatura nazionale a Sede ufficiale italiana per i XXXII Giochi Olimpici e Paralimpici Estivi del 2020. Contestualmente Venezia2020 sarà fin dalla sua prima fase un'occasione irripetibile per ridare slancio ai valori legati allo Sport e ai siginficati più veri dell'Olimpismo.
Il timing olimpico prevede che l’Italia attraverso il CONI proponga al CIO una propria candidatura ufficiale entro il 2010, al fine di avviare il bid process previsto dalla Carta Olimpica.
Negli ultimi mesi Roma ha espresso, con notevole ritardo, la propria intenzione di concorrenre con Venezia per candidarsi come sede dei Giochi Olimpici. Sulla carta il progetto di Roma non è minimamente paragonabile a quello formulato da Venezia, ma negli ultimi tempi ha trovato molti sostenitori influenti nell'ambito politico.

Almeno per una volta si chiede di lasciare da parte gli interessi dei "potenti" promuovendo invece la qualità rappresentata dal lavoro del Comitato per Venezia 2020.

Per questo motivo questo blog sostiene Venezia 2020.



Il dossier presentato è consultabile online all'indirizzo: http://venezia2020.it/media-room/news/dettaglio/items/2010-venezia2020-dossier-online.html

04 aprile 2008

I TOP Manager italiani

Da quello che ricordo Napoleone non fece un figurone a Waterloo... anzi!
Per comodità ho chiesto conferma a Wikipedia che testualmente conferma:

La battaglia di Waterloo si svolse il 18 giugno 1815 fra le truppe napoleoniche e gli eserciti della settima coalizione (Regno Unito, Austria, Russia, Prussia, Paesi Bassi, Svezia, Regno di Sardegna e alcuni stati tedeschi). Fu l'ultima battaglia di Napoleone Bonaparte e segnò la sua definitiva sconfitta. È stata una delle più cruenti battaglie del XIX secolo, superata solo dalla battaglia di Solferino della seconda guerra di indipendenza italiana.


Un top manager della Telecom cerca di motivare i dipendenti. Ma inciampa proprio su Napoleone e la battaglia di Waterloo.
Ecco perchè Telecom, nonostante la posizione praticamente monopolista va così bene. Se ascoltano i TOP Manager!





25 gennaio 2008

Differenze

Leggendo le notizie del giorno sono stato particolarmente colpito da due di esse.
La prima riguarda il Presidente della Regione Sicilia, Salvatore Cuffaro, recentemente condannato a 5 anni di reclusione favoreggiamento semplice e interdizione dai pubblici uffici per la durata della pena. La terza sezione penale del Tribunale, presieduta da Vittorio Alcamo, ha escluso l´aggravante di aver favorito la mafia. Per i giudici, quindi, Cuffaro ha favorito gli imputati del processo, ma senza la consapevolezza dei loro legami con Cosa Nostra.
Com'è normale (in Italia) Cuffaro ha subito dichiarato di non volersi dimettere dalla carica pubblica che ricopre. Per fortuna l'opposizione di centrosinistra ha presentato una mozione di sfiducia per ottenere ciò che dovrebbe essere successo autonomamente: le dimissioni di Cuffaro.
Ieri si è votato e la mozione è stata respinta: su 87 presenti, 55 i no, 32 i sì ed 1 astenuto. Sconvolgente!

In contrapposizione ho letto la notizia di una truffa da 4,9 miliardi di euro scuote ancora una volta il sistema bancario. La Société Générale, la seconda banca francese, ieri mattina ha comunicato di aver scoperto «una frode eccezionale » a opera di un suo giovane trader, che operava dall'ufficio di Parigi. Il colpevole, il trentunenne Jérôme Kerviel, specialista nel settore dei future, aveva ammassato enormi posizioni, scommettendo sugli indici dei mercati azionari europei, con operazioni tenute all'oscuro dei suoi superiori. La banca ha scoperto la truffa solo il 19 e il 20 gennaio.
Il risultato?
In seguito allo scandalo, il presidente di SocGen, Daniel Bouton, ha offerto la sua testa al consiglio di amministrazione, che ha respinto le dimissioni. Ma, come il direttore generale Philippe Citerne, rinuncerà al bonus 2007 e a 6 mesi di stipendio nel 2008. I diretti supervisori del trader lasceranno invece l'istituto.

In quale dei due casi il comportamento dei diretti interessati è accettabile?
Purtroppo questo è l'ennesimo esempio della caratura professionale e personale dei nostri governanti!

18 dicembre 2007

Napolitano

Ma ci è o ci fa?
Legge i rapporti redatti da enti nazionali ed internazionali?
Sono notizia di 4-5 giorni fa le dichiarazioni del Presidente della Repubblica che, in visita a J.W. Bush, ha ritenuto rispondere ad un articolo del NY Times. In tale articolo il quotidiano americano sottolineava il periodo di difficoltà del paese italiano in campo economico, politico e sociale.
Ebbene, il Presidente aveva subito dichiarato: «Scommettete sull'Italia, sulla nostra tradizione e il nostro spirito animale» e poi «Non bisogna essere superficialmente ottimisti, ma nemmeno sensazionalisti come l'articolo di oggi sul New York Times».
Di sicuro l'italiano medio è dotato di uno spiccato "spirito animale", quello che gli permette di sopravvivere nella giungla che il nostro paese rappresenta, sotto molti aspetti. Inutile stare qui a descrivere le svariate difficoltà che persistono, tutti noi le viviamo tutti i giorni.
Negli stessi giorni Beppe Grillo si è recato in Senato per depositare 350.000 firme che appoggiano il DDL nato in seguito alla famosa iniziativa Parlamento Pulito.
Nelle stesse dichiarazioni del Presidente menzionate poco sopra, si legge «l’Italia non è quella di Grillo». Ossia tutte le persone che si dichiarano insoddisfatte, scontente, in difficoltà è per lo più una montatura.
Guarda caso oggi arriva un articolo del Corriere.it in cui si rende noto che "Gli italiani, secondo le statistiche Ue, l'anno scorso sono risultati un po' meno ricchi sia rispetto al 2005 sia al 2004. Fatto 100 il valore medio Ue, in Italia il Pil per abitante del 2004 è stato 107, nel 2005 si è abbassato a 105 e nel 2006 si è fermato a 103. In Spagna invece lo standard di potere d'acquisto ha visto un progressivo avanzamento nei tre anni presi in considerazione, per passare da 101 del 2004 fino a 105 del 2006".
Cercando informazioni a riguardo si scopre che ad inizio mese il Censis ha pubblicato il 41° Rapporto sulla situazione sociale del Paese, presentato da De Rita, presidente del Censis, definendo l'Italia come "Una poltiglia, una società mucillagine composta da tanti coriandoli che stanno l'uno accanto all'altro, ma non stanno insieme".
Simpatico direi!
Un indagine Demos-La Repubblica descrive "Un’Italia insicura, sfiduciata e stufa del vecchio che avanza".

Ma allora ha ragione Napolitano o il Resto del Mondo?

12 dicembre 2007

COSMO SkyMed

Per una volta che l'Italia (nonostante i mille problemi) produce qualcosa di importanza internazionale mi sembra il caso di darne risalto.
Qualche giorno fa è stato lanciato il secondo satellite della costellazione Cosmo SkyMed con il quale l’Italia si dota di un sistema unico al mondo per la prevenzione dei disastri ambientali, per lo studio della superficie terrestre e per la sicurezza. Cosmo SkyMed è il primo sistema di osservazione satellitare della Terra concepito per scopi duali, cioè civili e militari. I suoi quattro satelliti sono quattro “occhi” in grado di scrutare la Terra dallo spazio metro per metro, di giorno e di notte, con ogni condizione meteo. Per aiutare a prevedere frane e alluvioni, a coordinare i soccorsi in caso di terremoti o incendi, a controllare dall’alto le aree di crisi.

Sviluppato dall’Agenzia Spaziale Italiana in cooperazione con il Ministero della Difesa, COSMO SkyMed si basa su una costellazione di quattro satelliti identici, il cui vero punto di forza è la straordinaria flessibilità di utilizzo. Brevissimi sono anche i tempi di risposta, cioè il tempo necessario per configurare la costellazione in modo da ottenere immagini dell’area desiderata: da 72 ore quando si opera in condizioni di routine, fino a meno di 18 ore in condizioni di emergenza. Altro punto di forza è il breve tempo di rivista (l’intervallo tra due passaggi sullo stesso punto), inferiore alle 12 ore, che consente di monitorare costantemente l’evoluzione della situazione in una particolare area. Attualmente, nessun sistema satellitare può vantare caratteristiche così avanzate.

La realizzazione di COSMO-SkyMed ha già consentito all’Italia importanti accordi internazionali nel campo dell’osservazione della Terra nell’ambito militare e civile, in particolare con la Francia e con l’Argentina. Con quest’ultimo paese l’Agenzia Spaziale Italiana ha in corso una collaborazione nel settore civile per la realizzazione del sistema SIASGE, Sistema Italo-Argentino di Satelliti per la Gestione delle Emergenze, nato nel 2005 da un accordo tra l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e la sua omologa argentina (CONAE).

Il primo satellite della costellazione è stato lanciato il 7 giugno 2007 (io non lo sapevo, e voi? E i giornali?) dalla base statunitense di Vandenberg, in California, e ha iniziato a trasmettere a Terra le prime immagini. Il secondo è stato lanciato il 9 dicembre 2007.
Il lancio degli altri due satelliti verrà completato entro il 2009.

Info: qui o qui.

09 novembre 2007

Errata Corrige

Ieri ho scritto il post "Esperimento Fallito" in cui riportavo una notizia risultata poi non del tutto vera. La fonte da cui ho preso la notizia ha riportato una cifra errata. Inizialmente la versione pubblicata era la seguente: "il 62% dei 12 milioni di appassionati che si sono affrettati a fare il download del disco uscito un mese fa non ha sborsato nemmeno un centesimo". Invece oggi scopro che l'articolo è stato modificato dall'autrice sostituendo i 12 milioni in 1,2 milioni di appassionati. Una cifra decisamente diversa dalla precedente e che porta anche a modificare il mio giudizio sull'operazione. Non mi sento più di definirla fallimentare, ma ritengo sia necessario attendere ulteriore tempo. Gli ipotizzati 12 milioni di download in un mese (in media 400.000 al giorno) erano una base statistica sufficiente per dare un giudizio, ma 1,2 milioni appaiono oggettivamente pochi per azzardare una valutazione in merito.

08 novembre 2007

Esperimento fallito

Il 1° Ottobre i Radiohead, band nota a livello mondiale, avevano annunciato che avrebbero distribuito il loro ultimo album (in uscita il 10 ottobre) con una modalità nuova ed estrema, "play what you want": ciascun utente avrebbe potuto scaricare l'intero album ad un prezzo deciso dall'utente stesso, senza soglie minime, quindi anche a 0€.
L'esperimento era l'occasione per convincere le Major che il problema della diminuzione nelle vendite di dischi osservata negli ultimi anni era imputabile sostanzialmente ad un prezzo eccessivo dei prodotti discografici. Portandole quindi a rivedere le strategie di distribuzione, magari proponendo prodotti a prezzi più accessibili, a scapito delle distribuzioni illegali, che avrebbero perso il loro appeal principale.
Invece le rilevazioni effettuate da comScore, azienda che monitorizza il comportamento online di circa 2 milioni di "surfers" in tutto il mondo, sono state a dir poco sconfortanti.
Infatti risulta che ben il 62% dei 12 milioni di appassionati che si sono affrettati a fare il download del disco uscito un mese fa non ha sborsato nemmeno un centesimo!
In particolare solo il 12% degli acquirenti ha sborsato una cifra compresa fra 3,90 e 5,80 sterline (5,60 e 8,30 euro), davvero poco.
L'esperimento è fallito. Una delle modalità che per molti avrebbero potuto rivoltare il mercato discografico nei prossimi anni sembra sia per nulla attuabile ad altri livelli. Peccato.


- Errata Corrige -

02 ottobre 2007

Skype delude

Acquistata nel 2005 per la bella somma di 2,6 miliardi di dollari due anni dopo non ne vale più della metà. Sembra essersi infranto così, sui taglienti scogli del mercato, la favola industriale di Skype, il servizio telefonico che permette di telefonare gratis da computer a computer. EBay, il gruppo americano leader mondiale delle aste sul Web guidato dalla presidente e ceo Meg Whitman, si è sentito - come dire - sedotto dalla tecnologia e poi abbandonato dai risultati economici della creatura di Niklas Zennström, uno dei fondatori di Skype, costretto a lasciare il posto di amministratore delegato. Lunedì eBay ha annunciato il pagamento di 530 milioni di dollari agli azionisti di Skype per perfezionare l'acquisto: avrebbe dovuto versare 1,7 miliardi. Il nuovo valore iscritto a bilancio della compagnia telefonica che funziona solo via Internet è di 1,43 miliardi di dollari.

Zennström, già lanciato nella nuova avventura delle web tv Joost, sarà rimpiazzato da Michael van Swaaij, chief strategy officer di eBay. La mossa sottolinea l'insoddisfazione della controllante per un business che fino a due anni fa prometteva mirabilia e si è invece rivelato molto fragile sotto il profilo della profittabilità, non certo della fedeltà degli utenti. Ben presto, insomma, le strategie potrebbero radicalmente cambiare o si potrebbe preparare la vendita di Skype.

Stessa musica, del resto per Vonage. Quando andò in Borsa 16 mesi fa pareva destinata a fare sfracelli e il suo co-fondatore, Jeffrey Citron, già la vedeva crescere a un ritmo tale da oscurare i tradizionali incumbent della telefonia fissa. Ma il gruppo di Holmdel (New Jersey) ha dovuto fare i conti con la realtà: il titolo è sprofondato a quota 1 dollaro dalle vette dei 17 dollari fissati dal collocamento. Nell'ultimo trimestre Vonage ha riportato perdite per 34 milioni di dollari.

Così anche Skype appare come una delle tecnologie che spopolano in Rete tra gli appassionati del nuovo modo di comunicare e surfare - di cui sono emblemi il social networking con l'esplosione dei blog, il download di brani musicali e di video - ma per le quali il consenso pressoché unanime non corrisponde a un successo commerciale e a un business sostenibile. Una recente ricerca inglese, del resto, testimoniava come la telefonia via internet è una fetta minima del mercato, appena il 3%, anche perché non è ancora diventata un'esigenza di massa effettuare lunghe conversazioni a costi bassi da un continente all'altro, cosa che rende servizi come Skype appetibili più della cara vecchia cornetta telefonica o dell'ormai vincente cellulare trasformato in pc mobile.

tratto da www.ilsole24ore.com

10 luglio 2007

L'anti iPhone

In un periodo in cui tutti parlano dell'innovativo prodotto Apple, voglio andare contro corrente.
Non tutti possiedono un computer anche se quasi tutti possiedono un telefono cellulare che, però, del computer non ha ancora tutte le caratteristiche. La parola d'ordine è: fondere. A fare da apripista è stato l'iPhone, sbarcato qualche giorno fa negli Stati Uniti monopolizzando l'intero ambito mediatico, e non solo, che ruota intorno alla comunicazione. L'alternativa, però, è già alle porte. Si chiama «Neo 1973». E' in arrivo quello che i più influenti blog tecnologici hanno già batezzato l'«anti-iPhone», il primo telefonino open source che utilizzerà il sistema operativo Linux, senza limiti di espansione. Consente all'utente di cambiare, a proprio piacimento, sia il software che l'hardware. Il costo? 300 dollari per l'apparecchio telefonico di produzione taiwanese, che peraltro è già sul mercato nella sua versione base per gli sviluppatori.
Fin dalla sua presentazione a Las Vegas a inizio anno «Neo 1973» ha fatto molto parlare di sè. E' stato descritto come «una vera e propria rivoluzione nel settore delle telecomunicazioni». E' infatti il primo smartphone ad adottare una piattaforma aperta di Linux, detta "OpenMoko". Il gruppo industriale di Taipei "FIC" (la sigla sta per First International Computer) ha riposto grandi speranze nella versione indirizzata per ora agli sviluppatori. A differenza dell'oramai famosissimo iPhone della Apple il nuovo strumento tecnologico consente all'utente di esercitare un pieno controllo sull'hardware e sul software. Da lunedì è stato lanciato in due versioni: Neo-base e Neo-advanced, con tutti gli strumenti necessari allo sviluppo, rispettivamente a 300 e 450 dollari (circa 220 e 330 euro) . "Neo 1973", (la data indica la prima realizzazione di un telefono portatile da parte di Marty Cooper trentaquattro anni fa), può già essere acquistato sul sito web della stessa FIC. La seconda generazione, ovvero la variante commerciale del "telefonino-libero" per il consumatore approderà invece nei negozi ad ottobre 2007.
Per 300 dollari (l'iPhone ne costa 599 circa 440 euro), lo sviluppatore interessato entrerà in possesso di uno smartphone dotato di schermo a colori touch-screen ad una risoluzione di 640 per 480 pixel (VGA) con un'ampiezza diagonale di 2,8 pollici; connettività Bluetooth/Wi-Fi e memoria espandibile con schede Micro-SD da 128 MByte di cui una SanDisk da 512 MByte che sarà inclusa nella confezione del modello base. Utilizzerà come sistema operativo una distribuzione Linux appositamente pensata per questo tipo di dispositivi e intende porsi come seria alternativa ai sistemi operativi quali Windows Mobile e Symbian. Il terminale radiotrasmette su quattro frequenze GSM e supporta GPRS. La variante beta non dispone per ora di WLAN, a differenza dell'iPhone, ma in cambio trasmette con Bluetooth 2.0. Con dimensioni pari a 120,7 per 62 per 18,5 millimetri si baserà su un processore a basso consumo ARM della Samsung da 266 MHz. Inoltre, Neo è dotato di due accelerometri 3D, che consente all'interfaccia di cambiare automaticamente a seconda di come si orienta il dispositivo; di uno slot USB 1.1 client e host, che permette quindi anche l'installazione di periferiche e la gestione delle stesse.
Interessante è sicuramente anche il concetto che ruota attorno all'innovativo telefono, diventato oramai una star tra i blogger. Non a caso lo slogan scelto da OpenMoko è "Free the phone" (libera il telefono); per 450 dollari (più spese di spedizione) gli appassionati potranno anche farsi arrivare l' «Advanced-Set», una valigetta con tutto il necessario per assemblare Neo da casa. La parola d'ordine in questo caso, sottolinea FIC assieme al progetto OpenMoko, è «hackerare», andando consapevolmente contro quelle «piattaforme chiuse», come è invece il caso dell'iPhone. Insomma, sarà l'utente l'unico ad avere il potere sul suo apparecchio. Questo potrà elaborare il proprio software ed installarlo poi sul suo telefono.
«E' senza dubbio un interessantissimo progetto e potrebbe avere un ottimo riscontro anche sul mercato», dice l'analista Stuart Carlaw, dell'inglese «ABI-Research», una delle più importanti società per le ricerche di mercato nel settore delle nuove tecnologie. Carlaw, però, si dice anche scettico che il nuovo prodotto possa imporsi nel vasto mondo delle telecomunicazioni in tempi brevi. Di altro avviso il manager di OpenMoko, Sean Moss-Pultz, e il suo team, fortemente intenzionati a commercializzare Neo 1973 come "computer mobile" e non semplicemente come un gadget telefonico. Per il 2008 OpenMoko ha già annunciato la presentazione di ulteriori tre apparecchi.

24 giugno 2007

Qualità cinese

Da molto tempo ormai la Cina è vista come un pericolo per l'economia mondiale in quanto in grado di produrre merce a basso costo, andando così ad affondare le vendite di prodotti europei. Oltre che per la manodopera a basso costo, la Cina è famosa per la capacità di copiare prodotti di valore per poi produrne delle copie, sempre a basso costo.
Personalmente sono sempre stato abbastanza scettico riguardo la Cina in quanto la vedo ancora come un paese sicuramente dalle grandi potenzialità, ma assolutamente non maturo a livello mondiale. Innanzitutto dal punto di vista politico/sociale persistono molti atteggiamenti del governo che definire dittatoriali è poco (vedi tutti i limiti alla libertà personale imposti). Inoltre vedo ancora difficile per la Cina cominciare a produrre qualcosa di originale e funzionale, senza doversi sempre rifare a modelli europei o americani cavalcando il mito del "basso costo".
Oggi ne ho avuta la conferma leggendo un articolo del Corriere della Sera. Facendo un passo indietro dovete sapere che una società cinese ha progettato e iniziato a commercializzare in Europa un'auto a basso costo, la Brilliant BS6, una berlina grande come una VW Passat o Audi A6, venduta però a 19.000€! In molti grideranno all'affarrone...
Purtroppo però, se le auto che troviamo comunemente in commercio hanno un costo superiore un motivo c'è, non è solamente desiderio di guadagno da parte delle case automobilistiche. Ebbene, l'auto cinese, nata dalla collaborazione con Mitsubishi e BMW (due che la sanno lunga) e disegnata niente meno che da Giugiaro e venduta a prezzo modico, è stata messa alla prova nel classico e importante crash-test conosciuto come Euro NCAP.
Il risultato è stato allucinante... su un massimo di 5 stelle, la Briliant BS6 ne ha guadagnate... UNA!
Spaventoso!
Considerate che la magnifica e apprezzata Seicento della Fiat, datata anno 2000 ha ottenuto risultati migliori! I responsabili dell'ente che ha testato l'auto dicono che è la peggiore che abbiano mai visto.
Le prove sono state effettuate rispettando le modalità «EuroNcap» (urto frontale contro barriera fissa a 64 km orari e laterale a 50 km/h contro un carrello mobile). Sia nell'urto frontale che in quello laterale per guidatore e passeggero sono state stimate speranze minime di sopravvivenza. «In uno scenario reale di scontro laterale a 50 km/h, il guidatore soffrirebbe gravi ferite al tronco e alla testa a causa della mancanza di protezione laterale». Inoltre, i passeggeri rimarrebbero incastrati all'interno dell'auto, senza possibilità di uscire, se non con l'aiuto di speciali pinze idrauliche. Le cinture di sicurezza, in mancanza del limitatore di tensione, provocherebbero poi serie lesioni al torace e alle gambe. I pedali sono penetrati di 32 centimetri mentre il cruscotto di 20 centimetri. Nell'impatto il volante è stato spinto a lato, inutile quindi anche l'Airbag. L'auto, conclude il comunicato, è «troppo morbida e quindi instabile».

Mi ha stupito la risposta del produttore che si dice sorpreso e dispiaciuto, preovederà a fare delle modifiche all'auto (dubito saranno sufficienti), ma non prevede il richiamo delle 350 vetture già vendute.
La Cina non è nuova a questi risultati, infatti 2 anni fa il primo SUV cinese aveva ottenuto ben 0 stelle (zero!) NCAP.
Beh... il miglioramento c'è stato, una stella in più l'anno ottenuta!!!

Insomma... va bene produrre a basso costo, ma non comprare a costo della propria vita!

Ecco il filmato del crash-test della Brilliant BS6, spaventoso:


06 giugno 2007

Renzo Rosso

Su Media Center di Corriere.it ho trovato un'interessante chiacchierata di una giornalista che è andata ad intervistare Renzo Rosso, il signor Diesel. A parte la descrizione del successo imprenditoriale incredibile che ha avuto quest'uomo sono rimasto colpito da alcuni commenti che ha fatto sulla classe politica italiana e su alcuni personaggi in particolare.
Buona visione...

25 maggio 2007

Trasparenza... dov'è?

La trasparenza è uno dei grandi problemi dell'Italia. Non si riesce mai a sapere bene cosa è successo, chi l'ha fatto, quando è capitato... c'è sempre qualche particolare (importante) che viene omesso.
Partendo da un concetto caro a Beppe Grillo, che dice che in sostanza i Politici sono dipendenti dei cittadini italiani ed ad essi devono riportare del loro operato. Concetto non così illogico.
In Inghilterra vige una forma di governo diversa dalla nostra, in cui l'esistenza di una Famiglia Reale potrebbe permettere di eliminare la trasparenza riguardo le spese sostenute per mantenerla.
Invece non è così!
Basta andare alla pagina denominata "Information about official Royal expenditure" e si scopre, per esempio che la spesa sostenuta dalla Regina nel 2005-2006 è aumentata rispetto all'anno precedente del 4.2% (1.4% reale contando inflazione e altri fattori). Oltre a simili dati di carattere generale sull'andamento delle spese di Sua Maestà, è possibile poi andarsi a leggere il Financial Report annuale degli ulitmi 2 anni (fino al 2004-2005) dove viene spiegato ai cittadini come vengono spesi i soldi voce per voce.
Si scopre che negli ulitmi 5 anni la spesa totale è salita del 10%, che considerando l'inflazione come in precedenza, corrisponde ad una riduzione delle spese del 2,5%. Beh, buon lavoro di taglio dei costi direi.
Sorprendente è notare il rispetto che si ha per il cittadino, che a la possibilità di sapere che i dipendenti a tempo indeterminato a carico della Civil List alla fine del 2005 erano 310, cioè 3 in più rispetto all'anno prima. Che la regina ha avuto regali ufficiali per 152.000 euro. Che nelle cantine reali sono stoccati vini e liquori «in ordine di annata», per un valore stimato in 608.000 euro. Che le uniformi del personale sono costate 152.000 euro e «catering e ospitalità» 1.520.000. Che sul volo di Stato numero tale, il giorno tale, in viaggio da qui a lì c'erano i passeggeri Tizio, Caio e Sempronio. La convinzione democratica che chi sta ai vertici del potere abbia il dovere (non la facoltà: il dovere) di rendere conto del pubblico denaro è talmente radicata che una tabellina indica, con nome e cognome, lo stipendio dei massimi dirigenti.
So bene cosa state pensando, siamo italiani: "Si, vabbè, la Regina ci dice che spende così e colà, compra questo e quello, ma chi ci dice che dichiara il vero?". Tipico atteggiamento di sfiducia nelle istituzioni, causato dal comportamento delle istituzioni stesse in molti decenni. Ebbene, la Regina pensa a tutto e così ha avuto l'idea, per essere onesta con i cittadini, di far certificare il Rapporto Finanziario da una società chiamata Kpmg. Per chi non la conoscesse, è un network globale di società di servizi professionali che opera in 148 paesi con 113.000 professionisti dipendenti. Le società aderenti a KPMG forniscono alle aziende clienti una vasta gamma di servizi multidisciplinari, grazie ad una approfondita conoscenza dei settori di attività e secondo standard d’eccellenza omogenei a livello globale.

Cosa succede in Italia?
Negli ultimi anni, una sola voce è rimasta uguale: la busta paga del capo dello Stato. Che a partire da Enrico De Nicola, che non toccava gli 11 milioni di lire l'anno di indennità, è ancora praticamente la stessa. Citando da un articolo del Corriere della Sera:
Intorno a lui (il Capo dello Stato, NdM), però, il Palazzo si è gonfiato e gonfiato e gonfiato negli anni senza che neppure Ciampi, che del risanamento dei conti pubblici e della sobrietà aveva fatto una ragione di vita riuscisse a fare argine. Eppure il nostro amatissimo Carlo Azeglio, già nel febbraio del 2001, aveva sotto gli occhi una fotografia nitida della situazione. Il rapporto del comitato che lui stesso aveva voluto subito dopo l'insediamento e guidato da Sabino Cassese. Le 49 pagine, allegati compresi, non furono mai rese note. E si capisce: le conclusioni, fra le righe, non erano lusinghiere. Nonostante i paragoni non fossero fatti con la monarchia inglese ma con la presidenza francese e quella tedesca. Al 31 agosto del 2000 il personale in servizio da noi era composto da 931 dipendenti diretti più 928 altrui avuti per «distacco», per un totale di 1.859 addetti. Tra i quali i soliti 274 corazzieri, 254 carabinieri (di cui 109 in servizio a Castelporziano!), 213 poliziotti, 77 finanzieri (64 della Tenenza di Torvajanica, che è davanti alla tenuta presidenziale sul mare sotto Ostia, e 14 della Legione Capo Posillipo), 21 vigili urbani e 16 guardie forestali, ancora a Castelporziano. Numeri sbalorditivi. Il solo gabinetto di Gaetano Gifuni era composto da 63 persone. Il servizio Tenute e Giardini da 115, fra cui 29 giardinieri (…) e 46 addetti a varie mansioni. Quanto ai famosi 15 craftsmen di Elisabetta II, artigiani vari impegnati nella manutenzione dei palazzi reali, al Quirinale erano allora 59 tra i quali 6 restauratrici al laboratorio degli arazzi, 30 operai, 6 tappezzieri, 2 orologiai, 3 ebanisti e 2 doratori. (…) Nel rapporto si sottolineava che la presidenza tedesca, dai compiti istituzionali simili, aveva dimensioni molto più contenute: 50 addetti alle tre direzioni organizzative, 100 ai servizi logistici e di supporto e 10 agli uffici degli ex presidenti. Totale: 160. Cioè 29 in meno dei soli addetti alla sicurezza di Castelporziano.
Quanto all'Eliseo, il confronto era almeno altrettanto imbarazzante: nonostante il presidente francese abbia poteri infinitamente superiori a quello italiano, aveva allora (compresi 388 militari) 923 dipendenti. La metà del Quirinale. E infatti costava pure quasi la metà: 86 milioni e mezzo di euro in valuta attuale, contro 152 e mezzo. Per non dire del confronto, umiliante, con la presidenza tedesca che sulle casse pubbliche pesava per 18 milioni e mezzo di euro: un ottavo della nostra. (…) Eppure, dopo quella denuncia interna sull'elefantiasi della struttura, non solo sono aumentati perfino i corazzieri ma il personale di ruolo è salito (…) a 1.072 persone. E ancora più marcato è stato l'aumento sul versante del «personale militare e delle forze di polizia distaccato per esigenze di sicurezza del presidente e dei compendi»: poliziotti, carabinieri e uomini di scorta vari sono 1.086. Cioè 382 in più rispetto a dieci anni fa. Con un balzo del 54%. Fatte le somme: nelle tre sedi rimaste in dotazione alla presidenza dopo la cessione alla Regione Toscana della tenuta di San Rossore, e cioè il Colle, Castelporziano e Villa Rosebery a Napoli, lavorano oggi 2.158 persone. Il doppio, come abbiamo visto, di quelle impiegate dalla corte inglese o dall'Eliseo. (…) Col risultato che il solo personale costa oltre 160 milioni di euro. Pari, grossolanamente, a una busta paga pro capite di oltre 74.000 euro. Il doppio dello stipendio di uno statale medio. E il doppio di un dipendente della regina. I numeri più ustionanti, tuttavia, sono quelli assoluti. La «macchina» del Quirinale costava nel 1997 «solo» 117 milioni di euro. Dieci anni dopo ne costa 224 (più altri 11 milioni che arrivano al Colle da «entrate proprie quali gli interessi attivi sui depositi e le ritenute previdenziali»). Un'impennata del 91%. Si dirà: c'è stata l'inflazione. Giusto. Fatta la tara, però, l'aumento netto resta del 61%. Per non dire del paragone con vent'anni fa. Sapete quanto costava la presidenza della Repubblica nel 1986? In valuta attuale meno di 73 milioni e mezzo di euro. Il che significa che in vent'anni la spesa reale, depurata dall'inflazione, è triplicata. Mentre lassù in Gran Bretagna veniva più che dimezzata. Col risultato che oggi Buckingham Palace costa un quarto del Quirinale.

W l'Italia!

24 aprile 2007

Dove c'è AIA c'è gioia


Prendendo spunto da una delle ultime notizie che ho letto (segnalatami da mio cugino) oggi vorrei parlare di una raltà industriale di casa mia: il Gruppo Veronesi.
E' notizia della settimana scorsa il fatto che il Gruppo Veronesi sarà sponsor di Valentino Rossi con il marchio Wudy Aia, come spiegato qui. Indubbiamente è un risultato che dimostra quanto il Gruppo goda di buona salute, a livello italiano, ma non solo. Voci di corridoio parlano di un esborso vicino ai 5 mioni di €uro per assicurare al proprio marchio un posticino sulla tuta dei piloti, sulla moto e nei box del Team Yamaha.
Alla galassia Veronesi, oltre alla punta di diamante AIA, appartengono marchi di tutto rispetto del panorama italiano, come Montorsi, Negroni e Fini.
L'azienda è nata nei lontani anni '50 con la produzione di mangimi adattando un mulino a tale scopo. Nel 1968 viene fondata l'AIA, Agricola Italiana Alimentare. Alcuni numeri sulle produzione del Gruppo:
  • 2,2 tonnellate annue di alimenti zootecnici;
  • 300.000 tonnellate annue di prodotti avicoli (pollo);
  • 200.000 tonnellate annue di tacchino;
  • oltre 1 miliardo di uova prodotte all'anno (garantendo all'azienda il primo posto nel settore in Italia);
  • 7 milioni di conigli all'anno;
  • 500.000 suini macellati all'anno;
  • 30.000 bovini allevati all'anno;
  • tra gli 8 e i 9.000 dipendenti;
  • fatturato pari 1.73 miliardi di € nel 2006;
  • 16% della produzione esportato al'estero (soprattutto in Germania, Austria, Spagna, Portogallo, Grecia, Francia, Svizzera, Olanda e Danimarca… e in paesi quali Russia ed Ucraina).
Inoltre, proprio lo scorso dicembre, in un incontro avvenuto in occasione del lancio a New York del consorzio Italia del Gusto, è stata annunciata la probabile quotazione in Borsa entro il 2008.
Insomma tutti numeri che fanno comprendere come questa sia un'azienda che arriva da lontano, che ha saputo crescere ininterrottamente per più decenni in modo solido, nonostante le difficoltà che negli ulitmi anni hanno invstito il comparto agro-alimentare. Ora sta iniziando una nuova era, volta ad approfittare dei mezzi di comunicazione più moderni per arrivare al cliente, imitando quanto fatto ai tempi di Carosello!

20 aprile 2007

Grillo a Telecom

Con colpevole ritardo propongo il discorso tenuto da Beppe Grillo durante l'Assemblea di Telecom nel giorno 16 aprile 2007.
Certamente si può essere d'accordo con Grillo oppure no, può piacere oppure no, ma sta di fatto che ha detto una cosa sacrosanta (purtroppo): le grandi società in Italia sono malate!
Non è possibile che un numero molto piccolo (non so... 10?) di persone abbia la possibilità, attraverso pratiche legali, ma molto poco efficienti, di guidare da sola le più importanti società d'Italia. Divertitevi con la Mappa del Potere. Con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Io non riesco a capire perchè il sistema sia così bacato. Non si accorge nessuno di come negli ultimi anni siano andate in rovina le più importanti società del paese? Olivetti, Telecom, Alitalia sono solo alcuni, ma lampanti esempi del disastro che persone come Tronchetti Provera o Colaninno hanno causato.
Grillo può piacere oppure no, però ha avuto il merito in questa occasione di dire in faccia a questi "mafiosi" ciò che tutti pensano. Speriamo che anche l'opinione pubblica se ne renda conto, speriamo che i mass media comincino a dare risalto a questi aspetti invece di occuparsi dell'harem di Berlusconi!!!

Speriamo solo che la voce che vorrebbe Berlusconi impegnato nel mantenere l'italianità della Telecom attraverso le sue società rimanga una voce.

Eccovi i video di Grillo in Telecom:




20 marzo 2007

Vodafone Italia

Sono invidioso del blog del Direttore, ormai sta diventando un vero blog di servizio/informazione. Così ho deciso di proporre una mail che mi è arrivata oggi (da 3 amici diversi) riguardante l'operatore Vodafone Italia.
Prima, da bravo blogger di servizio, ho provveduto a verificare ciò che dice... Vodafone ha attivato sul mio numero i servizi non richiesti descritti di seguito. In effetti mi aspettavo qualche gabola introdotta per recuperare i soldi persi a causa del Decreto Bersani, ma sinceramente non pensavo pensassero a modalità così subdole.

Ecco come Vodafone "recupera" i costi di ricarica, dopo che il decreto Bersani del Governo li ha eliminati.

Dal 6 marzo 2007 Vodafone ha introdotto due nuove "funzionalità" ricezione SMS vocale e notifica ricezione vocale, una sorta di segreteria telefonica (al costo di 0,29
Euro a chiamata) attivato automaticamente a tutti coloro che non usano la segreteria telefonica (99% degli utenti).
Quando chiamerete un/a vostro/a amico/a e il telefono è spento sentirete una voce che vi dirotterà al nuovo servizio. Per disabilitare questa funzione è necessario:

- essere registrati al sito www.vodafone.it oppure www.190.it
- effettuare l'accesso al proprio account
- Cliccare su "190 fai da te", poi sul menu di sinistra la voce "Servizi e Promozioni"
- Cercate nell'elenco dei servizi le voci "Ricezione SMS vocale" e "Notifica Ricezione Vocale" (solitamente è nella seconda pagina)
- Cliccate sul pulsante "Disattiva" nel rettangolo i ciascun servizio da disabilitare e si aprirà la pagina di conferma. Cliccate sulla voce minuscola in basso con scritto "Clicca qui per confermare l'operazione"
- Eseguite lo stesso procedimento per entrambi i servizi

Da questo momento chi vi chiamerà a cellulare spento non pagherà più i 29 centesimi per questo servizio che nessuno ha richiesto!!

Se lo facciamo tutti riusciremo a non incappare in questo ennesimo tranello rivolto ai consumatori.


Io ho provato a seguire la procedura, ma "stranamente", al momento di cliccare su "Disattiva", compare la scritta "Riprovare più tardi". Spero non sia un secondo tranello!

Vodafone... tiè!