25 maggio 2007

Trasparenza... dov'è?

La trasparenza è uno dei grandi problemi dell'Italia. Non si riesce mai a sapere bene cosa è successo, chi l'ha fatto, quando è capitato... c'è sempre qualche particolare (importante) che viene omesso.
Partendo da un concetto caro a Beppe Grillo, che dice che in sostanza i Politici sono dipendenti dei cittadini italiani ed ad essi devono riportare del loro operato. Concetto non così illogico.
In Inghilterra vige una forma di governo diversa dalla nostra, in cui l'esistenza di una Famiglia Reale potrebbe permettere di eliminare la trasparenza riguardo le spese sostenute per mantenerla.
Invece non è così!
Basta andare alla pagina denominata "Information about official Royal expenditure" e si scopre, per esempio che la spesa sostenuta dalla Regina nel 2005-2006 è aumentata rispetto all'anno precedente del 4.2% (1.4% reale contando inflazione e altri fattori). Oltre a simili dati di carattere generale sull'andamento delle spese di Sua Maestà, è possibile poi andarsi a leggere il Financial Report annuale degli ulitmi 2 anni (fino al 2004-2005) dove viene spiegato ai cittadini come vengono spesi i soldi voce per voce.
Si scopre che negli ulitmi 5 anni la spesa totale è salita del 10%, che considerando l'inflazione come in precedenza, corrisponde ad una riduzione delle spese del 2,5%. Beh, buon lavoro di taglio dei costi direi.
Sorprendente è notare il rispetto che si ha per il cittadino, che a la possibilità di sapere che i dipendenti a tempo indeterminato a carico della Civil List alla fine del 2005 erano 310, cioè 3 in più rispetto all'anno prima. Che la regina ha avuto regali ufficiali per 152.000 euro. Che nelle cantine reali sono stoccati vini e liquori «in ordine di annata», per un valore stimato in 608.000 euro. Che le uniformi del personale sono costate 152.000 euro e «catering e ospitalità» 1.520.000. Che sul volo di Stato numero tale, il giorno tale, in viaggio da qui a lì c'erano i passeggeri Tizio, Caio e Sempronio. La convinzione democratica che chi sta ai vertici del potere abbia il dovere (non la facoltà: il dovere) di rendere conto del pubblico denaro è talmente radicata che una tabellina indica, con nome e cognome, lo stipendio dei massimi dirigenti.
So bene cosa state pensando, siamo italiani: "Si, vabbè, la Regina ci dice che spende così e colà, compra questo e quello, ma chi ci dice che dichiara il vero?". Tipico atteggiamento di sfiducia nelle istituzioni, causato dal comportamento delle istituzioni stesse in molti decenni. Ebbene, la Regina pensa a tutto e così ha avuto l'idea, per essere onesta con i cittadini, di far certificare il Rapporto Finanziario da una società chiamata Kpmg. Per chi non la conoscesse, è un network globale di società di servizi professionali che opera in 148 paesi con 113.000 professionisti dipendenti. Le società aderenti a KPMG forniscono alle aziende clienti una vasta gamma di servizi multidisciplinari, grazie ad una approfondita conoscenza dei settori di attività e secondo standard d’eccellenza omogenei a livello globale.

Cosa succede in Italia?
Negli ultimi anni, una sola voce è rimasta uguale: la busta paga del capo dello Stato. Che a partire da Enrico De Nicola, che non toccava gli 11 milioni di lire l'anno di indennità, è ancora praticamente la stessa. Citando da un articolo del Corriere della Sera:
Intorno a lui (il Capo dello Stato, NdM), però, il Palazzo si è gonfiato e gonfiato e gonfiato negli anni senza che neppure Ciampi, che del risanamento dei conti pubblici e della sobrietà aveva fatto una ragione di vita riuscisse a fare argine. Eppure il nostro amatissimo Carlo Azeglio, già nel febbraio del 2001, aveva sotto gli occhi una fotografia nitida della situazione. Il rapporto del comitato che lui stesso aveva voluto subito dopo l'insediamento e guidato da Sabino Cassese. Le 49 pagine, allegati compresi, non furono mai rese note. E si capisce: le conclusioni, fra le righe, non erano lusinghiere. Nonostante i paragoni non fossero fatti con la monarchia inglese ma con la presidenza francese e quella tedesca. Al 31 agosto del 2000 il personale in servizio da noi era composto da 931 dipendenti diretti più 928 altrui avuti per «distacco», per un totale di 1.859 addetti. Tra i quali i soliti 274 corazzieri, 254 carabinieri (di cui 109 in servizio a Castelporziano!), 213 poliziotti, 77 finanzieri (64 della Tenenza di Torvajanica, che è davanti alla tenuta presidenziale sul mare sotto Ostia, e 14 della Legione Capo Posillipo), 21 vigili urbani e 16 guardie forestali, ancora a Castelporziano. Numeri sbalorditivi. Il solo gabinetto di Gaetano Gifuni era composto da 63 persone. Il servizio Tenute e Giardini da 115, fra cui 29 giardinieri (…) e 46 addetti a varie mansioni. Quanto ai famosi 15 craftsmen di Elisabetta II, artigiani vari impegnati nella manutenzione dei palazzi reali, al Quirinale erano allora 59 tra i quali 6 restauratrici al laboratorio degli arazzi, 30 operai, 6 tappezzieri, 2 orologiai, 3 ebanisti e 2 doratori. (…) Nel rapporto si sottolineava che la presidenza tedesca, dai compiti istituzionali simili, aveva dimensioni molto più contenute: 50 addetti alle tre direzioni organizzative, 100 ai servizi logistici e di supporto e 10 agli uffici degli ex presidenti. Totale: 160. Cioè 29 in meno dei soli addetti alla sicurezza di Castelporziano.
Quanto all'Eliseo, il confronto era almeno altrettanto imbarazzante: nonostante il presidente francese abbia poteri infinitamente superiori a quello italiano, aveva allora (compresi 388 militari) 923 dipendenti. La metà del Quirinale. E infatti costava pure quasi la metà: 86 milioni e mezzo di euro in valuta attuale, contro 152 e mezzo. Per non dire del confronto, umiliante, con la presidenza tedesca che sulle casse pubbliche pesava per 18 milioni e mezzo di euro: un ottavo della nostra. (…) Eppure, dopo quella denuncia interna sull'elefantiasi della struttura, non solo sono aumentati perfino i corazzieri ma il personale di ruolo è salito (…) a 1.072 persone. E ancora più marcato è stato l'aumento sul versante del «personale militare e delle forze di polizia distaccato per esigenze di sicurezza del presidente e dei compendi»: poliziotti, carabinieri e uomini di scorta vari sono 1.086. Cioè 382 in più rispetto a dieci anni fa. Con un balzo del 54%. Fatte le somme: nelle tre sedi rimaste in dotazione alla presidenza dopo la cessione alla Regione Toscana della tenuta di San Rossore, e cioè il Colle, Castelporziano e Villa Rosebery a Napoli, lavorano oggi 2.158 persone. Il doppio, come abbiamo visto, di quelle impiegate dalla corte inglese o dall'Eliseo. (…) Col risultato che il solo personale costa oltre 160 milioni di euro. Pari, grossolanamente, a una busta paga pro capite di oltre 74.000 euro. Il doppio dello stipendio di uno statale medio. E il doppio di un dipendente della regina. I numeri più ustionanti, tuttavia, sono quelli assoluti. La «macchina» del Quirinale costava nel 1997 «solo» 117 milioni di euro. Dieci anni dopo ne costa 224 (più altri 11 milioni che arrivano al Colle da «entrate proprie quali gli interessi attivi sui depositi e le ritenute previdenziali»). Un'impennata del 91%. Si dirà: c'è stata l'inflazione. Giusto. Fatta la tara, però, l'aumento netto resta del 61%. Per non dire del paragone con vent'anni fa. Sapete quanto costava la presidenza della Repubblica nel 1986? In valuta attuale meno di 73 milioni e mezzo di euro. Il che significa che in vent'anni la spesa reale, depurata dall'inflazione, è triplicata. Mentre lassù in Gran Bretagna veniva più che dimezzata. Col risultato che oggi Buckingham Palace costa un quarto del Quirinale.

W l'Italia!

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