13 maggio 2007

A Beautiful Mind


Molti lo chiamano la "fotocamera vivente", io preferisco parlarne come "A Beautiful Mind". Si chiama Stephen Wiltshire, 33 anni di Londra, è conosciuto come «The Living Camera», ovvero la fotocamera vivente. La sua particolarità - o meglio - la sua dote naturale: riesce a riprodurre minuziosamente interi paesaggi cittadini semplicemente osservandoli per alcuni secondi o, come ha fatto nel caso di Roma, volandoci sopra. No, non è neppure un fenomeno da baraccone, anzi secondo il quotidiano inglese The Independent è uno degli artisti britannici ad oggi più quotati, ma non ancora tra i più noti.
Riesce a imparare la forma di una città dall'alto, senza averla mai visitata e senza averne mai studiato in precedenza le caratteristiche ma la riproduce graficamente nei suoi disegni con una precisione fuori dall'ordinario. Sorvolando Roma con un elicottero due anni fa per 45 minuti, ha ritratto nei tre giorni seguenti il panorama della capitale intorno a San Pietro utilizzando solo la sua memoria visiva su un foglio lungo cinque metri. Lo ha fatto, seguito dalle telecamere della tv inglese per il documentario «Beautiful Mind», visto in rete nel frattempo oltre un milione di volte.
Dalla Bbc alla Abc, e poi Discovery Channel, la tv nipponica, quella irlandese e tedesca; sono oramai diverse le emittenti che hanno documentato le sue straordinarie capacità e che nelle proprie trasmissioni lo mettono costantemente alla prova. Ma lui non fallisce, anzi stupisce. L'artista riproduce esattamente su carta ciò che ha visto qualche istante prima: da semplici monumenti, fino a grattacieli o intere città quali Londra, Hong Kong, Francoforte e Tokyo. Le sue opere, messe a confronto con l'originale, sono pressoché identiche tanto che persino il numero di finestre dei palazzi corrisponde. Le prossime capitali che intende visitare saranno quelle americane.
Wiltshire ha contratto l'autismo dopo aver perso il padre Colvin in un incidente in moto. Non ha parlato fino all'età di cinque anni. Ha cominciato a disegnare Londra a otto; «paper» e «pencil» sono state le sue prime parole. «Probabilmente è proprio il mio disturbo metabolico e neurologico a favorire questa mia abilità», dice l'artista, descritto dagli amici come un ragazzo timido e semplice. Il suo insegnante alle elementari, Chris Marris, lo spronò fin da bambino a sviluppare questo suo talento. «Da allora ha fatto passi da gigante; negli ultimi anni ha ritratto con le sue matite intere metropoli» dice orgogliosa la sorella Annette che lo segue continuamente.

Che dire... la letteratura mi pare che classifichi l'autismo come una malattia, ma forse non è corretto. Di sicuro tutto ciò dimostra che la mente umana ha possibilità incredibili, sta a noi capire come funziona e sfruttarla al meglio.

Un video tratto da un documentario su di lui.

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